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Documento programmatico costitutivo
Bevagna è una città di fiumi, adagiata tra la confluenza del Clitumno e del Teverone e cinta per lunghi tratti dal Timia, il fiume della dea Tinia, il fiume navigabile di Strabone e di Plinio il Giovane, il fiume pescosissimo della nostra infanzia.
Sui nostri fiumi si è fatta molta letteratura e molta poesia e tanti sono i rimandi storici e leggendari.
La realtà di oggi invece è assai più cruda ed implacabile: il Teverone e il Timia sono in pericolo di vita, da un paio di anni sempre torbidi e limacciosi, le loro pietre e i loro fanghi rivestiti da una melma argentea strana e preoccupante.
L'inquinamento dei nostri fiumi ha raggiunto negli ultimi tempi una situazione al limite della criticità come risulta in maniera evidente dalla relazione tecnica dell'Arpa del Giugno 2012 – Stato dei corsi di acqua nel Comune di Bevagna – nella quale “...emerge una situazione di “sofferenza” del Fiume Timia, in cui la qualità delle acque risente dei numerosi scarichi di origine civile e industriale, che alimentano il corso d’acqua. In particolare, per quanto riguarda lo ione ammonio, si riscontra la presenza di un inquinamento di “base” che affligge permanentemente le acque, cui si sommano eventi occasionali di una certa rilevanza, spesso concomitanti alle precipitazioni atmosferiche, che lasciano supporre il rilascio di reflui non trattati in alveo dagli scolmatori di piena degli impianti di depurazione. I problemi che affliggono l’asta Marroggia-Teverone-Timia trovano conferma nel numero elevato di eventi anomali rilevati e segnalati dal personale del Servizio Reti Monitoraggio Acque... La rete idrografica che solca il territorio comunale di Bevagna è afflitta, a vari livelli, da problemi tipicamente riscontrabili nelle aree fortemente antropizzate. L’indice LIMeco (Livello di Inquinamento dai Macrodescrittori per lo stato ecologico), basato sulla determinazione dei parametri azoto ammoniacale, azoto nitrico, fosforo totale e ossigeno disciolto, calcolato in formula unica sulle due campagne giornaliere, denota una situazione piuttosto critica in tutto il tratto del Fiume Timia e nel secondo tratto del Fosso Maceratoio...I problemi che affliggono il Timia (a monte della confluenza con il Torrente Attone) traggono origine dalla presenza di scarichi di origine civile e/o industriale ubicati prevalentemente lungo l’asta del Torrente Marroggia e del Fosso Alveolo; tali problemi non sono riconducibili al territorio comunale di Bevagna, ma “ereditati” da altri settori della Valle Umbra. In particolare, il Torrente Marroggia è privo d’acqua per gran parte dell’anno, sia per il regime idraulico che lo caratterizza, sia per l’effetto della diga di Arezzo; esso, pertanto, è alimentato (quasi) integralmente dalle acque di scarico. Con un rapporto di diluizione praticamente nullo, la situazione del corso d’acqua non potrebbe che essere critica, anche con impianti di depurazione correttamente funzionanti....I risultati del monitoraggio istituzionale svolto ai sensi del D.Lgs. 152/06 e s.m.i. sui principali corsi d’acqua localizzati nel territorio comunale confermano quanto emerso dalla campagna di indagine e mostrano evidenti criticità ai fini del raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale previsti dalla norma, in particolare per i corpi idrici costituenti il sistema Timia-Teverone-Marroggia, che drenano le aree più antropizzate della Valle umbra”... Il Fiume Timia-Teverone-Marroggia, rappresentato dalla stazione TVN1, localizzata in corrispondenza dell’abitato di Bevagna alla chiusura del tratto, viene classificato, ai sensi della Direttiva 2000/60/CE (Dlgs. 152/06 e s.m.i.), con uno stato ecologico cattivo, determinato dalla qualità fisico-chimica delle acque. Relativamente ai parametri macrodescrittori, infatti, il giudizio LIMeco è fortemente condizionato dagli elevati tenori di nutrienti (azoto ammoniacale, azoto nitrico e fosforo totale) registrati in tutti i campionamenti”.
Ma già nel 2008 l'ARPA Umbria, l'Agenzia regionale per l'Ambiente, aveva classificato come drammatica la situazione dell'asta fluviale Marroggia-Teverone-Timia, ripetendo le indagini nel 2009 e giungendo alla stessa definizione.
La percezione degli abitanti di Bevagna ma soprattutto degli uomini che vivono o frequentano le sponde dei fiumi e ne conoscono da sempre anche i segreti più reconditi, è quella di una situazione ben più grave di quella descritta dal rapporto dell'Arpa.
Fermo restando e salvaguardando i dati rilevati dall'indagine che al momento non possono e non devono essere confutati, rimane la sensazione di gravi mutamenti che interessano le acque dei fiumi, il suo sistema biologico e alimentare, la micro e macro fauna che vive nel fiume e lungo i suoi argini, cambiamenti che non possono essere ignorati e sottovalutati e andrebbero indagati in profondità, con rilievi scientifici puntuali e costanti.
L'ennesima moria di pesci avvenuta nell’ottobre del 2012 assomiglia molto ad un assassinio, un delitto in piena regola, con i suoi morti e le mezze verità, improvvisa ma non imprevista.
BEVAGNA NON E’ LA FOGNA DELLA VALLE UMBRA SUD.
Bevagna è una città d'arte che fa della bellezza ambientale e della grandezza della sua storia il suo vanto e la sua economia, ma che è anche uno dei maggior vanti della ricchezza storica monumentale ed artistica della Regione Umbria nonchè parte importante dell'economia turistica dell'Umbria.
Come descritto con molta lucidità dal rapporto dell'Arpa, Bevagna è situata in una posizione critica, nella Valle Umbra, terminale idrografico di un sistema torrentizio e fluviale che interessa le piane e le colline di Foligno, Trevi, Spoleto e i monti Martani.
La grande antropizzazione industriale e civile, che ha interessato questa vasta area centrale dell'Umbria dagli anni '60-'70, ha reso questo sistema di acque assai fragile e critico, esposto senza tutele ad una serie di speculazioni ed affarismi che ne hanno originato l'isterilimento.
La gravità della situazione è ancor di più acuita disinteresse delle istituzioni e dal silenzio degli organi di controllo sull’effettiva salubrità delle acque dei fiumi e dei pozzi costantemente prelevate a fini irrigui nelle coltivazioni intensive e perfino nelle piccole e piccolissime proprietà ortive che costeggiano le sponde dei fiumi, e che, con le loro produzioni dovrebbero essere il punto più alto delle tipicità e delle valorizzazioni agroalimentari del nostro territorio.
Perché dobbiamo sopportare un livello di avvelenamento delle nostre acque e della nostra aria che non ci rende sicuri nemmeno delle nostre coltivazioni domestiche, che fa star male i bambini che giocano lungo il fiume, che fa morire pesci e mammiferi o fa seccare d'estate, con le esalazioni, le piante lungo le sponde dei fiumi? Perché dobbiamo favorire silenziosamente le zone industriali delle città della Valle Umbra che sono state costruite senza depuratori o con sistemi di smaltimento obsoleti e inefficaci, senza sistemi di sicurezza ambientale e senza tutela della salute dei cittadini? E a noi chi ci tutela?
Non vogliamo la morte economica della Valle Umbra Sud.
Vogliamo che Bevagna sia autonoma nella scelta del suo sistema e del suo assetto economico, che continui a crescere grazie alla millenaria bellezza delle sue strade e dei suoi monumenti, dell’anfiteatro collinare e delle sue proverbiali acque, che tutti nel mondo invidiano.
Non è un esercizio di romantica memoria ma la necessaria salvaguardia della salute e dell’economia di tutto il territorio.
Le domande poste esigono risposte celeri e certe, una volta per tutte, senza tiritere politiche e senza connivenze.
Sono assolutamente evidenti le manchevolezze della politica locale e regionale che hanno, in maniera spesso connivente, lasciato in costante difficoltà e pericolo il sistema, chiudendo spesso gli occhi di fronte ad un progressivo utilizzo dei fiumi come sistema incontrollato di scarico di scorie di vario genere, fuori dai regolamenti sugli smaltimenti, determinando anche una cultura dell'illegalità oggi estremamente pericolosa e facilmente attaccabile dalle speculazioni.
Non c'è da difendere nessuno in questi casi, nessuno ad ogni modo, nessun uomo e nessun partito, poiché non c'è nessun fondamento politico, nessuna ragione economica e nessun diritto di impresa a giustificare uno scempio simile, un omicidio ambientale che determinerà la nostra salute e la nostra vita e quella dei nostri figli e dei nostri nipoti.
La popolazione che vive il fiume sa e racconta di episodi che lasciano intuire la portata del rischio, fino a considerarli un pericolo per la nostra salute, fatto ancora più grave ed inquietante, che solo indagini epidemiologiche e rilievi costanti dell'aria e dell’acqua potrebbero mettere in chiaro.
Non nascondiamo timori e perplessità per un problema di enormi proporzioni, che vede interessati sette comuni, tra i quali due tra le più grandi città dell'Umbria: Foligno e Spoleto.
Le scelte politiche che, comunemente, sapranno mettere in campo le amministrazioni locali e regionali, saranno decisive per arginare il diffondere della contaminazione delle acque e dei terreni circostanti.
Solo con una pianificazione condivisa dalle Amministrazioni Comunali, dalla Provincia, dalla Regione e dallo Stato Italiano sarà possibile mettere in campo quelle misure cautelative che riducano il rischio di inquinamento e salvaguardino le economie locali, in primis i posti di lavoro delle aziende che lavorano nelle zone industriali affacciate sul bacino idrografico della Valle Umbra.
Non sono solo il Timia e il Teverone ad avere problemi ma la generale qualità dell'acqua dei nostri pozzi è sempre più in forte dubbio.
L'attone, a causa degli attingimenti, è quasi in secca la maggior parte dell'estate, e soffre degli scarichi dei reflui dei frantoi durante l'inverno.
Il fiume Topino, che mantiene generalmente una buona condizione di acque ossigenate e una popolazione di varie specie di pesci e uccelli, è soggetto ormai da molto tempo a forti escursioni di portata, principalmente nel periodo di attingimento a scopo irriguo, e nell'estate dell'anno 2012 ha raggiunto il massimo picco di criticità, con estesi tratti in secca in concomitanza della ridotta piovosità. Ultimamente il fiume è anche interessato dai lavori eseguiti dal Consorzio di Bonificazione Umbra, per la messa in sicurezza del bacino idrico e per l'edificazione della "cassa di laminazione", di cui sono discutibili alcuni interventi idraulici.
Il fiume Timia nel tratto tra Bevagna e Cannara e il lago Aiso, inoltre, sono interessati da speciale protezione naturalistica a livello comunitario (Zona SIC) che induce a stabilire tempestivamente lavori di ripristino dei valori chimico-fisici e naturalistici, per non incorrere in sanzioni giuridiche e pecuniarie da parte degli organi competenti.
Per questo i cittadini di Bevagna hanno deciso di riunirsi e dare vita ad un comitato di tutela, per stimolare chiunque, a partire dall'Amministrazione Comunale e le istituzioni sovracomunali, a contribuire alla definizione delle azioni per arginare questi drammatici problemi.
Nasce con questi presupposti il COMITATO PER LA DIFESA DELL'ACQUA E DELL'ARIA DI BEVAGNA.
Il Comitato per la difesa dell’acqua e dell’aria di Bevagna è un organo apartitico, che non si pone né in opposizione e né a favore dell'Amministrazione Comunale vigente, né a quelle che si succederanno, ne si porrà, in ogni caso, come alternativa decisionale alla politica.
L'obiettivo, oltre alla stretta vigilanza, è quello di concorrere a capire e mettere a regime tutti i sistemi di tutela e di salvaguardia dei fiumi, dell'acqua e dell'aria di Bevagna, creando una forza popolare che rafforzi le azioni politiche, a sostegno di ogni possibile iniziativa tesa alla risoluzione di questo grave problema.
Obiettivo unico riconosciuto è, e sarà, la risoluzione del problema dell'inquinamento della nostra acqua e della nostra aria.
Questi sono i passaggi principali della nostre iniziative e delle nostre azioni che indicano anche il termine della vita di questo comitato.
Bervagna, 21 marzo 2013
Bevagna è una città di fiumi, adagiata tra la confluenza del Clitumno e del Teverone e cinta per lunghi tratti dal Timia, il fiume della dea Tinia, il fiume navigabile di Strabone e di Plinio il Giovane, il fiume pescosissimo della nostra infanzia.
Sui nostri fiumi si è fatta molta letteratura e molta poesia e tanti sono i rimandi storici e leggendari.
La realtà di oggi invece è assai più cruda ed implacabile: il Teverone e il Timia sono in pericolo di vita, da un paio di anni sempre torbidi e limacciosi, le loro pietre e i loro fanghi rivestiti da una melma argentea strana e preoccupante.
L'inquinamento dei nostri fiumi ha raggiunto negli ultimi tempi una situazione al limite della criticità come risulta in maniera evidente dalla relazione tecnica dell'Arpa del Giugno 2012 – Stato dei corsi di acqua nel Comune di Bevagna – nella quale “...emerge una situazione di “sofferenza” del Fiume Timia, in cui la qualità delle acque risente dei numerosi scarichi di origine civile e industriale, che alimentano il corso d’acqua. In particolare, per quanto riguarda lo ione ammonio, si riscontra la presenza di un inquinamento di “base” che affligge permanentemente le acque, cui si sommano eventi occasionali di una certa rilevanza, spesso concomitanti alle precipitazioni atmosferiche, che lasciano supporre il rilascio di reflui non trattati in alveo dagli scolmatori di piena degli impianti di depurazione. I problemi che affliggono l’asta Marroggia-Teverone-Timia trovano conferma nel numero elevato di eventi anomali rilevati e segnalati dal personale del Servizio Reti Monitoraggio Acque... La rete idrografica che solca il territorio comunale di Bevagna è afflitta, a vari livelli, da problemi tipicamente riscontrabili nelle aree fortemente antropizzate. L’indice LIMeco (Livello di Inquinamento dai Macrodescrittori per lo stato ecologico), basato sulla determinazione dei parametri azoto ammoniacale, azoto nitrico, fosforo totale e ossigeno disciolto, calcolato in formula unica sulle due campagne giornaliere, denota una situazione piuttosto critica in tutto il tratto del Fiume Timia e nel secondo tratto del Fosso Maceratoio...I problemi che affliggono il Timia (a monte della confluenza con il Torrente Attone) traggono origine dalla presenza di scarichi di origine civile e/o industriale ubicati prevalentemente lungo l’asta del Torrente Marroggia e del Fosso Alveolo; tali problemi non sono riconducibili al territorio comunale di Bevagna, ma “ereditati” da altri settori della Valle Umbra. In particolare, il Torrente Marroggia è privo d’acqua per gran parte dell’anno, sia per il regime idraulico che lo caratterizza, sia per l’effetto della diga di Arezzo; esso, pertanto, è alimentato (quasi) integralmente dalle acque di scarico. Con un rapporto di diluizione praticamente nullo, la situazione del corso d’acqua non potrebbe che essere critica, anche con impianti di depurazione correttamente funzionanti....I risultati del monitoraggio istituzionale svolto ai sensi del D.Lgs. 152/06 e s.m.i. sui principali corsi d’acqua localizzati nel territorio comunale confermano quanto emerso dalla campagna di indagine e mostrano evidenti criticità ai fini del raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale previsti dalla norma, in particolare per i corpi idrici costituenti il sistema Timia-Teverone-Marroggia, che drenano le aree più antropizzate della Valle umbra”... Il Fiume Timia-Teverone-Marroggia, rappresentato dalla stazione TVN1, localizzata in corrispondenza dell’abitato di Bevagna alla chiusura del tratto, viene classificato, ai sensi della Direttiva 2000/60/CE (Dlgs. 152/06 e s.m.i.), con uno stato ecologico cattivo, determinato dalla qualità fisico-chimica delle acque. Relativamente ai parametri macrodescrittori, infatti, il giudizio LIMeco è fortemente condizionato dagli elevati tenori di nutrienti (azoto ammoniacale, azoto nitrico e fosforo totale) registrati in tutti i campionamenti”.
Ma già nel 2008 l'ARPA Umbria, l'Agenzia regionale per l'Ambiente, aveva classificato come drammatica la situazione dell'asta fluviale Marroggia-Teverone-Timia, ripetendo le indagini nel 2009 e giungendo alla stessa definizione.
La percezione degli abitanti di Bevagna ma soprattutto degli uomini che vivono o frequentano le sponde dei fiumi e ne conoscono da sempre anche i segreti più reconditi, è quella di una situazione ben più grave di quella descritta dal rapporto dell'Arpa.
Fermo restando e salvaguardando i dati rilevati dall'indagine che al momento non possono e non devono essere confutati, rimane la sensazione di gravi mutamenti che interessano le acque dei fiumi, il suo sistema biologico e alimentare, la micro e macro fauna che vive nel fiume e lungo i suoi argini, cambiamenti che non possono essere ignorati e sottovalutati e andrebbero indagati in profondità, con rilievi scientifici puntuali e costanti.
L'ennesima moria di pesci avvenuta nell’ottobre del 2012 assomiglia molto ad un assassinio, un delitto in piena regola, con i suoi morti e le mezze verità, improvvisa ma non imprevista.
- Cos'è quella strana e inquietante fanghiglia bianca argentea che stabilmente ricopre le pietre, intorbida e avvelena l'acqua dei fiumi di Bevagna?.
- Qual' è il vero stato di salubrità delle nostre acque e della nostra aria? Perché l'Arpa, che nel 2008 definisce drammatica la situazione del fiume Teverone, dallo Sportone Maderno fino a Bevagna, non ha mai fatto una denuncia al N.O.E? E oggi quella situazione drammatica viene definita, nel 2012, con il termine di criticità? Che cosa vuol dire? Che la situazione delle acque è migliorata?.
- Chi scarica abusivamente nel fiume a Bevagna? Chi scarica abusivamente nei fossi e negli alveoli che provengono dalle zone industriali limitrofe? Chi scarica abusivamente nella Marroggia e nel Teverone? Quante sono le attività imprenditoriali e di servizio sulle sponde dei fiumi? Sono state censite e sono in regola con gli scarichi e gli smaltimenti? E ora che Sant'Orsola sta chiudendo? E' stata fatta una statistica dei rifiuti che arrivano e quelli che non arrivano? Sono stati censiti gli scarichi abusivi che da Spoleto, Campello, Trevi, Castel Ritaldi, Montefalco e Foligno, portono i problemi di inquinamento fino a Bevagna?.
- Perché in questi ultimi 35 anni, tutti i sindaci che si sono succeduti alla guida delle città della Valle Umbra Sud non hanno mai fatto denunce comuni al N.O.E?
- Perché non viene controllata l'acqua che proviene dall'alveolo cementato e la Forma che scorrono vicino al sito di smaltimento del Casone di Foligno? Perché quella inutile e ridicola centralina dopo il Ponte delle Tavole quando i veleni sono ampiamente diluiti dall'acqua del Clitumno e perché non viene portata nella confluenza della Forma con l'Alveolo e il fosso Ferrovia o fiumicella, lungo la strada che va da Sterpete a Casevecchie, nel comune di Foligno? E del nuovo fosso di scolo che si getterà nel Teverone bypassando il depuratore di Casone, non dice niente nessuno?
- Perché l’acqua dei pozzi del territorio di Bevagna è inquinata?.
- Sono state mai fatte analisi sui batteri, sulla microflora e la microfauna che popola i nostri fiumi e sulle loro eventuali modifiche genetiche? E sui fanghi di profondità?
- E la nostra aria? E’ stata mai fatta una statistica epidemiologica nel territorio di Bevagna?.
- A che serve quella pista ciclabile che dovrebbe essere un modo per ossigenare i polmoni e invece passa in una dei posti più inquinati del Centro Italia?.
- Perché solo in occasione dell'ultimo episodio di moria di pesci è stato fatto un esposto al N.O.E, Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri? C'è stata e c'è, in queste occasioni, un'interazione tra gli organi preposti al controllo?.
BEVAGNA NON E’ LA FOGNA DELLA VALLE UMBRA SUD.
Bevagna è una città d'arte che fa della bellezza ambientale e della grandezza della sua storia il suo vanto e la sua economia, ma che è anche uno dei maggior vanti della ricchezza storica monumentale ed artistica della Regione Umbria nonchè parte importante dell'economia turistica dell'Umbria.
Come descritto con molta lucidità dal rapporto dell'Arpa, Bevagna è situata in una posizione critica, nella Valle Umbra, terminale idrografico di un sistema torrentizio e fluviale che interessa le piane e le colline di Foligno, Trevi, Spoleto e i monti Martani.
La grande antropizzazione industriale e civile, che ha interessato questa vasta area centrale dell'Umbria dagli anni '60-'70, ha reso questo sistema di acque assai fragile e critico, esposto senza tutele ad una serie di speculazioni ed affarismi che ne hanno originato l'isterilimento.
La gravità della situazione è ancor di più acuita disinteresse delle istituzioni e dal silenzio degli organi di controllo sull’effettiva salubrità delle acque dei fiumi e dei pozzi costantemente prelevate a fini irrigui nelle coltivazioni intensive e perfino nelle piccole e piccolissime proprietà ortive che costeggiano le sponde dei fiumi, e che, con le loro produzioni dovrebbero essere il punto più alto delle tipicità e delle valorizzazioni agroalimentari del nostro territorio.
Perché dobbiamo sopportare un livello di avvelenamento delle nostre acque e della nostra aria che non ci rende sicuri nemmeno delle nostre coltivazioni domestiche, che fa star male i bambini che giocano lungo il fiume, che fa morire pesci e mammiferi o fa seccare d'estate, con le esalazioni, le piante lungo le sponde dei fiumi? Perché dobbiamo favorire silenziosamente le zone industriali delle città della Valle Umbra che sono state costruite senza depuratori o con sistemi di smaltimento obsoleti e inefficaci, senza sistemi di sicurezza ambientale e senza tutela della salute dei cittadini? E a noi chi ci tutela?
Non vogliamo la morte economica della Valle Umbra Sud.
Vogliamo che Bevagna sia autonoma nella scelta del suo sistema e del suo assetto economico, che continui a crescere grazie alla millenaria bellezza delle sue strade e dei suoi monumenti, dell’anfiteatro collinare e delle sue proverbiali acque, che tutti nel mondo invidiano.
Non è un esercizio di romantica memoria ma la necessaria salvaguardia della salute e dell’economia di tutto il territorio.
Le domande poste esigono risposte celeri e certe, una volta per tutte, senza tiritere politiche e senza connivenze.
Sono assolutamente evidenti le manchevolezze della politica locale e regionale che hanno, in maniera spesso connivente, lasciato in costante difficoltà e pericolo il sistema, chiudendo spesso gli occhi di fronte ad un progressivo utilizzo dei fiumi come sistema incontrollato di scarico di scorie di vario genere, fuori dai regolamenti sugli smaltimenti, determinando anche una cultura dell'illegalità oggi estremamente pericolosa e facilmente attaccabile dalle speculazioni.
Non c'è da difendere nessuno in questi casi, nessuno ad ogni modo, nessun uomo e nessun partito, poiché non c'è nessun fondamento politico, nessuna ragione economica e nessun diritto di impresa a giustificare uno scempio simile, un omicidio ambientale che determinerà la nostra salute e la nostra vita e quella dei nostri figli e dei nostri nipoti.
La popolazione che vive il fiume sa e racconta di episodi che lasciano intuire la portata del rischio, fino a considerarli un pericolo per la nostra salute, fatto ancora più grave ed inquietante, che solo indagini epidemiologiche e rilievi costanti dell'aria e dell’acqua potrebbero mettere in chiaro.
Non nascondiamo timori e perplessità per un problema di enormi proporzioni, che vede interessati sette comuni, tra i quali due tra le più grandi città dell'Umbria: Foligno e Spoleto.
Le scelte politiche che, comunemente, sapranno mettere in campo le amministrazioni locali e regionali, saranno decisive per arginare il diffondere della contaminazione delle acque e dei terreni circostanti.
Solo con una pianificazione condivisa dalle Amministrazioni Comunali, dalla Provincia, dalla Regione e dallo Stato Italiano sarà possibile mettere in campo quelle misure cautelative che riducano il rischio di inquinamento e salvaguardino le economie locali, in primis i posti di lavoro delle aziende che lavorano nelle zone industriali affacciate sul bacino idrografico della Valle Umbra.
Non sono solo il Timia e il Teverone ad avere problemi ma la generale qualità dell'acqua dei nostri pozzi è sempre più in forte dubbio.
L'attone, a causa degli attingimenti, è quasi in secca la maggior parte dell'estate, e soffre degli scarichi dei reflui dei frantoi durante l'inverno.
Il fiume Topino, che mantiene generalmente una buona condizione di acque ossigenate e una popolazione di varie specie di pesci e uccelli, è soggetto ormai da molto tempo a forti escursioni di portata, principalmente nel periodo di attingimento a scopo irriguo, e nell'estate dell'anno 2012 ha raggiunto il massimo picco di criticità, con estesi tratti in secca in concomitanza della ridotta piovosità. Ultimamente il fiume è anche interessato dai lavori eseguiti dal Consorzio di Bonificazione Umbra, per la messa in sicurezza del bacino idrico e per l'edificazione della "cassa di laminazione", di cui sono discutibili alcuni interventi idraulici.
Il fiume Timia nel tratto tra Bevagna e Cannara e il lago Aiso, inoltre, sono interessati da speciale protezione naturalistica a livello comunitario (Zona SIC) che induce a stabilire tempestivamente lavori di ripristino dei valori chimico-fisici e naturalistici, per non incorrere in sanzioni giuridiche e pecuniarie da parte degli organi competenti.
Per questo i cittadini di Bevagna hanno deciso di riunirsi e dare vita ad un comitato di tutela, per stimolare chiunque, a partire dall'Amministrazione Comunale e le istituzioni sovracomunali, a contribuire alla definizione delle azioni per arginare questi drammatici problemi.
Nasce con questi presupposti il COMITATO PER LA DIFESA DELL'ACQUA E DELL'ARIA DI BEVAGNA.
Il Comitato per la difesa dell’acqua e dell’aria di Bevagna è un organo apartitico, che non si pone né in opposizione e né a favore dell'Amministrazione Comunale vigente, né a quelle che si succederanno, ne si porrà, in ogni caso, come alternativa decisionale alla politica.
L'obiettivo, oltre alla stretta vigilanza, è quello di concorrere a capire e mettere a regime tutti i sistemi di tutela e di salvaguardia dei fiumi, dell'acqua e dell'aria di Bevagna, creando una forza popolare che rafforzi le azioni politiche, a sostegno di ogni possibile iniziativa tesa alla risoluzione di questo grave problema.
Obiettivo unico riconosciuto è, e sarà, la risoluzione del problema dell'inquinamento della nostra acqua e della nostra aria.
Questi sono i passaggi principali della nostre iniziative e delle nostre azioni che indicano anche il termine della vita di questo comitato.
- Raccolta firme per costituire una grande forza popolare con connotazioni trasversali che stimoli e risolva la pericolosa fase di stallo e di immobilismo delle amministrazioni comprensoriali della Valle Umbra Sud nei confronti dell’inquinamento dell’asta Marroggia-Teverone-Timia già evidenziato dai rapporti dell’Arpa dal 2008 e ritenuta problematica fin dal 2003.
- Acquisizione delle delibere di Consiglio e di Giunta del Comune di Bevagna dal 1990 in poi. Valutazione delle delibere con i rilievi fatti.
- Acquisizione delle delibere di Consiglio e di Giunta della Provincia di Perugia dal 1990 in poi. Valutazione delle delibere con i rilievi fatti.
- Acquisizione documenti ufficiali dell'Arpa riguardanti il bacino idrografico Marroggia-Teverone-Timia, dal 1998 in poi.
- Acquisizioni leggi nazionali e regionali per la tutela delle risorse idriche e dell'ambiente.
- Osservazione costante dei fiumi e soprattutto dei fossi Forma e Alveolo con l’installazione indispensabile di due centraline di monitoraggio, come anche evidenziato dall’Arpa.
- Ricognizione geografica del sistema industriale che si affaccia sull'invaso Marroggia-Teverone-Timia.
- Ricognizione statistica degli scarichi industriali e civili e la regolarità degli smaltimenti.
- Richiesta di analisi della qualità della nostra aria soprattutto lungo i fiumi e le sorgenti inquinanti. Richiesta di analisi efficaci dei fanghi di profondità del Teverone e del Timia.
- Acquisizione dati sulle morie di pesci e fenomeni inquinanti dal 1998 in poi. Richiesta di analisi batteriologiche, della microflora e microfauna vivente nei nostri fiumi.
- Acquisizione dei dati epidemiologici dal 1998 in poi. Richiesta di una nuova statistica epidemiologica in relazione a tutta la popolazione di Bevagna ed in particolare a quella vissuta o vivente lungo i corsi d’acqua inquinati.
- Interlocuzione con l’Amministrazione Comunale e con l’Assessore responsabile delle politiche ambientali del Comune di Bevagna per concertare, se possibile, un’azione unilaterale che amplifichi la capacità di rappresentatività del nostro territorio.
- Coinvolgimento nell’azione di tutte le parti politiche del Consiglio Comunale di Bevagna o presenti nella città. Incontri scadenzati con i partiti e le rappresentanze politiche, sociali e associative per concordare un azione unilaterale di coinvolgimento.
- Protocollo di intesa tra i comuni di Bevagna, Foligno, Trevi, Spoleto, Montefalco, Campello e Castel Ritaldi per avviare un’azione comune e deterrente contro gli scarichi abusivi di qualsiasi natura e concertare politiche comuni di tutela di tutti i fiumi e di tutte le economie del comprensorio.
- Trasferimento del problema comprensoriale nelle sedi opportune di Provincia e Regione, e in assenza di azioni propositive ed efficaci, sui tavoli della politica nazionale. Solo un azione politica di alto livello, che veda sullo stesso tavolo e con un azione convergente, i comuni coinvolti della Valle Umbra Sud e i massimi organismi istituzionali regionali, è nelle capacità di produrre azioni incisive per avviare la risoluzione del problema.
- Azioni continue di coinvolgimento e sensibilizzazione della popolazione con la pubblicizzazione, mediante le metodologie tradizionali e le risorse del web, dello stato di salubrità della nostra aria e delle nostre acque.
- Azione di sensibilizzazione e coinvolgimento delle associazioni locali e delle parti sociali coinvolte: artigiani, industriali, agricoltori, sindacati di categoria.
- Eventi sportivi o artistici per la sensibilizzazione della popolazione e delle istituzioni.
Bervagna, 21 marzo 2013